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L’intelligenza artificiale, formazione 3 o 4.0 oppure automazione fine a se stessa

Pubblicato il
22 Gennaio 2025
IAMA Sales Professional


Un maestro chiede ai suoi allievi: "Ragazzi, chi sa dirmi cos'è la pazienza?"

Un allievo risponde: "La pazienza è aspettare che la lezione finisca senza addormentarsi!”

Direi che questa breve battuta, suggerita da un programma di intelligenza artificiale (AI), ci indirizza verso il discorso che vorremmo affrontare assieme oggi: ovvero la formazione e l’intelligenza…artificiale e naturale (degli uomini)… sperando di trovarne sempre tanta!

Da dove partiamo per capire la situazione attuale?

Nel corso degli ultimi anni, la modalità di fare formazione in azienda, oltre che nel mondo scolastico ed accademico, ha vissuto una serie di sfide enormi.

Pensiamo semplicemente all’accesso ad internet sempre più alla portata di tutti, con strumenti di consultazione e ricerca sempre migliori. Partendo, ovviamente, dai motori di ricerca.

Google ha senz’altro permesso una velocità ed una qualità di ricerca delle informazioni (ovviamente presenti e disponibili sul web) cambiando decisamente il modo di formarsi ed aggiornarsi di milioni di persone.

È stata una vera e propria prima rivoluzione copernicana che ha cambiato il modo di informarsi e studiare. Con qualche perplessità, mai venuta meno nel corso del tempo, ovvero non deve mai venire meno la capacità, sempre indispensabile nell’uomo che naviga sulla rete, di saper capire cosa si legga e quale sia l’affidabilità concreta delle fonti trovate.

Non tutto è oro quel che luccica, infatti...

Infatti!

Su internet si trova tutto ed il contrario di tutto. La chiave della qualità del risultato del lavoro di ricerca on line coincide con la capacità di comprensione ed analisi di chi legge il risultato di una ricerca o di chi scrive sul motore di ricerca cosa cercare è la chiave della qualità del risultato.

Senza dimenticare che altre fonti, più tradizionali, di informazione non si sono esaurite: perché mai abbandonare la lettura di un buon libro?

Se Google è stato il primo passo verso un cambiamento della circolazione delle informazioni, cosa è cambiato più recentemente?

Direi che sono stati i social e, con la pandemia, le piattaforme per la videoconferenza.

Per quanto riguarda i social, hanno comprensibilmente sposato una modalità di comunicazione estremamente veloce e sintetica. Direi che i tweet sono stati un esempio importantissimo. All’inizio lunghi al massimo 140 caratteri, ora 240. Comunque brevissimi.

La sintesi e la velocità non sono di per se positivi o negativi. Sono caratteristiche di come si parla verso un pubblico potenzialmente infinito.

Altro aspetto, infatti, è la viralità di quanto si pubblica, se di successo… la velocità potenziale di diffusione di una notizia o di una opinione è diventata davvero prossima a quella della luce. Questo si ricollega alla necessità di essere capaci di leggere e comprendere quanto si trova sui social…la guerra delle fake news è un aspetto fondamentale della comunicazione odierna…

Invece le piattaforme di web conference? Cosa c’entrano in questo discorso?

C’entrano eccome!

Con la pandemia l’attività professionale si è radicalmente trasformata. La realtà dello smart working è qualcosa di importante sia per le imprese che per i lavoratori che per l’indotto (pensa banalmente ai servizi di ristorazione e mensa nelle società o nei dintorni).

Spesso, ancora oggi, lavoriamo da casa e passiamo molto del nostro tempo collegati con colleghi in riunioni, corsi di formazione, contatti con i clienti o, semplicemente, confrontandosi con i colleghi su questioni lavorative.

È una modalità di lavoro e di rapporti sociali e professionali che fa decisamente parte del quotidiano…e che ha cambiato il nostro modo di rapportarci fra noi.

Facciamo ordine: dobbiamo parlare di intelligenza artificiale e non abbiamo ancora toccato l’argomento… mi sa che siamo fuori tema!

Sicuro sicuro?

Io credo che invece abbiamo proprio raggiunto il punto della questione.

Formazione ed intelligenza artificiale… è una relazione che sembra compiere una vera e propria quadratura del cerchio.

Oramai bisogna accogliere questa opportunità e viverla in modo interconnesso. Cercando di comprendere ed utilizzare pienamente tutti gli strumenti che stanno sviluppandosi in questi giorni. Si tratta, senz’altro, di un processo in continuo sviluppo e con una crescita magmatica.

Penso che nella formazione ognuno di noi debba scegliere quegli strumenti che possano offrire soluzioni maggiori considerando vari aspetti, come il tipo di argomenti trattati, l’audience che partecipa, la modalità di erogazione del corso e, sicuramente, la propria attitudine e la propria personalità.

Quali potrebbero essere i passi principali da compiere nel momento si progetti un intervento formativo oggi, utilizzando anche, e sottolineo anche, strumenti di intelligenza artificiale?

Prima di tutto si devono compiere delle riflessioni relativamente al coinvolgimento dei partecipanti ai corsi.

Si parla spesso di curva di attenzione, ovvero della nostra capacità di attenzione degli individui che tende a diminuire nel tempo, rendendo cruciale l'uso di strategie per mantenere alto l'interesse.

Questa naturale tendenza, ad avviso non solo mio, si sta ulteriormente complicando per gli innumerevoli stimoli che subiamo dai media, social e tradizionali. Siamo bombardati da immagini, suoni, notizie, informazioni che riceviamo a velocità impressionanti e che chiedono tempi brevi per essere ricevuti ed analizzati.

La conseguenza che siamo, tutti ma proprio tutti, sempre meno abituati a mantenere alta l’attenzione per tempi superiori a qualche decina di minuti e che, molti ma proprio molti, stiamo progressivamente perdendo la capacità di seguire e rielaborare concetti complessi come quelli affrontati nei corsi di formazione in azienda.

Quindi sta cambiando la curva d’attenzione?

Normalmente, la capacità di attenzione degli individui tende a diminuire nel tempo, rendendo cruciale l'uso di strategie per mantenere alto l’interesse.

L’intelligenza artificiale permette di poter lavorare molto bene sotto questo aspetto in quanto l'AI consente di creare percorsi formativi su misura per ogni partecipante, adattando i contenuti in base alle esigenze specifiche e agli stili di apprendimento individuali. Questo approccio aumenta il coinvolgimento e la motivazione delle persone: secondo studi, le tecnologie adattative basate su AI possono incrementare il rendimento accademico (si tratta di studi fatti soprattutto in ambito scolastico ma che, ovviamente, sono estensibili anche al mondo della formazione aziendale) del 10-15% rispetto ai metodi tradizionali.

Date le aspettative sempre maggiori sulla AI, come bisognerebbe approcciare la formazione oggi? Da dove inizieresti?

Prima di tutto bisogna avere ben presente l’argomento ed il target, ovvero chiedersi di cosa dobbiamo parlare? Chi ci ascolta? 

La formazione richiede che chi la eroga sia ben preparato sull’argomento. Questo sempre e da sempre.

Le ricerche che possiamo compiere per preparare un intervento, che si possono fare anche grazie all’AI, non escludono mai la rilettura e la valutazione (con eventuali correzioni) dell’essere umano, anzi…ovviamente confrontandosi col cliente integrandomi gli obiettivi e la giusta attenzione al tipo di partecipanti che si incontrerà.

Dopodiché, ci si deve approcciare alla stesura del corso, dall’indice, alla redazione delle slide, alla creazione di jobstop o gamification. Tutte queste attività si possono sviluppare con l’utilizzo di software AI.

Per iniziare bene, cosa si deve fare?

Prima di tutto, bisogna saper scegliere gli strumenti AI che possono essere utili al proprio scopo. Oramai sono sempre di più. Ognuno deve sperimentare e continuare la propria ricerca a riguardo. Io inizierei da quelli più storici (Chat GPT; Copilot; Gemini) per poi passare a strumenti più specifici, se utili.

Comunque, la prima cosa è cominciare a sperimentare per imparare a scrivere i prompt.

Questo è un punto essenziale o no?

Lo è senz’altro. Non possiamo credere che porre due righe di domande sia sempre sufficiente a risolvere un problema tramite la AI. In questo aiuta molto la pratica costante. Bisogna dare tutte le informazioni necessarie e darle nel modo più strutturato e chiaro possibile. Questa è la strada per comunicare…con la AI…indispensabile per poi comunicare correttamente con le persone!

Esempio di Prompt (Copilot):

Genera una presentazione PowerPoint di massimo 10 slide sul tema: "L'IA e la Formazione in Azienda". La presentazione deve includere:

  • Una copertina con titolo, sottotitolo, nome del presentatore e data.
  • Una slide introduttiva sull'importanza della formazione aziendale.
  • Una definizione di IA e il suo sviluppo storico.
  • Applicazioni dell'IA nel contesto aziendale con esempi.
  • Punti di forza dell'integrazione dell'IA nella formazione aziendale.
  • Punti di debolezza e sfide dell'integrazione dell'IA.
  • Strategie per implementare la formazione in IA.
  • Un case study di un'azienda che ha implementato con successo l'IA nella formazione.
  • Tendenze future della formazione in IA.
  • Una conclusione con riepilogo e spazio per domande e risposte.

È evidente che poi il risultato debba essere analizzato, rivisto ed integrato in base alle aspettative proprie e delle persone che hanno commissionato o parteciperanno al corso.

Va bene… quindi prendere possesso del linguaggio per comunicare… ma poi? Come e perché usare la AI nella formazione d’oggi?

Perché, a mio avviso, aumenta la possibilità di integrare modalità di comunicazione e formazione più dinamiche e coinvolgenti (ricordiamoci quanto detto prima sulla curva di attenzione) e perché permettono maggiore personalizzazione dei percorsi ed analisi di feedback e risultati approfondite.

Facciamo il punto su queste tue ultime osservazioni.

Benissimo!

Per quanto riguarda la modalità di strutturare la formazione, l’AI permette di utilizzare strumenti come l’analisi delle preferenze e delle performance dei partecipanti per suggerire contenuti didattici pertinenti. Utilizzando sistemi di raccomandazione, i discenti ricevono materiali che si allineano con i loro interessi e il loro livello di competenza, facilitando un apprendimento più mirato e coinvolgente.

Poi si stanno sviluppando strumenti come i tutor virtuali, assistenti AI che offrono supporto personalizzato agli studenti. Grazie ai tutor virtuali si possono raccogliere dati ed informazioni dai partecipanti e, così, sfruttare altri strumenti come:

  1. Analisi predittiva: strumenti AI che analizzano i dati degli studenti per prevedere e migliorare le loro prestazioni.
  2. Apprendimento adattivo: piattaforme che adattano i contenuti e le attività in base al progresso e alle necessità dell'apprendente.
  3. Interattività: utilizzo di strumenti interattivi come quiz, sondaggi e attività pratiche per coinvolgere gli studenti.
  4. Tecnologia e multimedialità: integrazione di video, animazioni e presentazioni dinamiche per rendere i contenuti più accattivanti. A riguardo, importante sarà sempre più l’utilizzo di tecnologie come la realtà aumentata (AR) e la realtà virtuale (VR) per creare esperienze immersive.
  5. Microlearning: suddivisione dei contenuti in brevi sessioni formative per migliorare l'attenzione e la ritenzione delle informazioni.

Secondo me, un ruolo importante avranno i tutor virtuali. Non si parla di avatar che ripetono rigidamente uno speech, al posto di un video con una persona che fa lo stesso lavoro, immagino.

È l’evoluzione di questo. I tutor virtuali nascono per integrare il lavoro dei formatori e dei docenti, in moduli che possono essere erogati on line. Non si limitano a leggere il commento a slide presentate ma possono compiere diversi ruoli importanti, come:

  1. Permettere l’automazione delle valutazioni, cioè i tutor virtuali possono automatizzare la correzione di test, quiz e compiti, consentendo agli insegnanti ed ai formatori di ricevere feedback immediato sulle prestazioni degli studenti e dei partecipanti ai corsi. Questa automazione libera tempo prezioso che i docenti possono dedicare a attività più strategiche e interattive, come il mentoring e la progettazione di lezioni personalizzate
  2. Offrire supporto continuo agli studenti ed ai discenti dei corsi. I tutor virtuali sono disponibili 24 ore su 24, offrendo supporto e rispondendo alle domande dei partecipanti alla formazione in tempo reale. Questo significa che gli insegnanti ed i formatori non devono essere sempre presenti per fornire assistenza, riducendo il loro carico di lavoro e permettendo loro di concentrarsi su aspetti più critici dell’insegnamento.
  3. Fornire un feedback istantaneo. Grazie alla capacità di fornire feedback immediato, i tutor virtuali aiutano i discenti a correggere i propri errori e a migliorare le loro prestazioni senza dover attendere la revisione da parte dei docenti. Questo non solo accelera il processo di apprendimento, ma consente ai formatori di monitorare i progressi in modo più efficace, soprattutto in moduli lunghi.
  4. Sempre nell’affrontare percorsi lunghi, i tutor virtuali aiutano nella facilitazione della comunicazione, in quanto possono fungere da intermediari tra discenti e docenti, raccogliendo domande e feedback dai partecipanti ai corsi e permettendo ai formatori di rispondere in modo più mirato ed efficiente. Questo flusso di comunicazione ottimizzato contribuisce a un ambiente di apprendimento più fluido.

In sintesi, l'integrazione dei tutor virtuali nell'educazione non solo migliora l'esperienza degli studenti, ma offre anche un sostegno significativo agli insegnanti, consentendo loro di gestire meglio il proprio tempo e le proprie risorse.

Quindi come vivere la formazione in questo momento storico?

Come una sfida entusiasmante, con opportunità e strumenti che ad ora possono sembrare o poco comprensibili o ancora acerbi ma che, crescendo anche la nostra capacità di lavoro con l’intelligenza artificiale, permetteranno il raggiungimento di grandi risultati e la crescita della formazione come strumento sempre più integrato nella nostra vita.

È un cammino di crescita che non è destinato a fermarsi ma, anzi, ad essere sempre più veloce e coinvolgente.

Permettimi di aggiungere un aspetto per me molto importante: l’AI permetterà sempre più l’accesso democratizzato alla formazione ed all’istruzione in generale: l’intelligenza artificiale può rendere le risorse educative accessibili a un pubblico più ampio, superando barriere geografiche ed economiche.


Articolo di Carlo Ruggiero